Sui passi di François Truffaut a Parigi

Montmartre, Parigi.
© Alexander Spatari/Moment/via Getty images - Montmartre, Parigi.

Tempo di lettura: 0 minPubblicato il 4 febbraio 2022

Avrebbe compiuto 90 anni il 6 febbraio il regista François Truffaut, il padre della Nouvelle Vague, se un tumore non se lo fosse portato via prematuramente, nel 1984.

Truffaut era nato Parigi nel 1932, vicino al Parc Monceau, 17° arrondissement. Figlio illegittimo (il padre come scoprirà in seguito era un dentista ebreo di Belfort, che lui non contatterà mai), poi riconosciuto da Roland Truffaut che sua madre sposerà nel 1933, François viene cresciuto dai nonni, nella casa di rue Henry Monnier. Quindi, dal 1944, va a vivere con i genitori nell’appartamento al 33 di rue Navarin - dove oggi una targa lo ricorda - che lui riprodurrà nel film I 400 colpi, il film più autobiografico, dove compare per la prima volta il suo alter-ego cinematografico, Antoine Doinel (sullo schermo Jean-Pierre Léaud).

La Parigi dell’infanzia, dell’adolescenza, e quella dove ha ambientato gran parte dei suoi film è tutta lì, fra il Sacro Cuore, il Moulin Rouge, Place Clichy, Notre-Dame de Lorette, in quel 9° arrondissement, quartiere degli artisti, dei musicisti, dei pittori, dove erano vissuti Delacroix, Georges Sand, Chopin. Stradine, scampoli di piazzette, il delizioso Musée de la Vie Romantique con una caffetteria nel verde... una scoperta. Sì, perchè oggi andare sulle tracce di Truffaut nella sua Parigi, la città della vita, è un modo non solo per ritrovare le atmosfere dei suoi film, ma anche di quartieri che conservano il fascino di un tempo perduto.

Non era uno studente modello, François. Amava leggere certo, i grandi classici della letteratura francese (Balzac il suo autore prediletto) e amava in cinema. Passava i pomeriggi in place Clichy al gran cinema art déco Gaumont Palace (oggi sparito, al suo posto ci sono un hotel e un grande magazzino), che compare nel suo Domicile conjugal (uscito in edizione italiana con il terribile titolo di Non drammatizziamo è solo questione di corna...). All’epoca il quartiere contava una ventina di sale cinematografiche (il Trianon, il Roxy..), oltre al teatro Saint-Georges, che il regista sceglierà come location dell’Ultimo Métro. E nel quartiere, il ragazzo Truffaut andava i giro per boulevard e passages, verso Pigalle, in place Blanche, zona malfamata, con un famoso bordello al n.9, attorno alla chiesa di Notre-Dame de Lorette. Si fermava a comprare libri dal librario di rue des Martyrs, la via delle botteghe, che ha mantenuto anche oggi un’atmosfera animata e pop, costellata di café, bistrot e negozi.

All’inizio degli anni ‘50 Truffaut si trasferisce in una mansarda proprio in rue des Martyrs, poi all'hotel Tunis dietro place Clichy. Scopre altre sale cinematografiche, oltre la Senna: come il cinema Champollion, oggi Le Champo, nel V°arr., in rue des Écoles all’angolo con la rue Champollion. Monumento storico dal 2000, Le Champo è un cinema indipendente d’essai che è sempre stato frequentato da tanta gente del cinema: Truffaut ci passava ore. Ed è comparso persino nella seconda serie Emily in Paris di Netflix, e proprio in riferimento a Truffaut e al suo film-culto Jules et Jim.

Quando arriva il successo, il regista va a vivere con la famiglia in un appartamento sull'avenue Pierre-Ier-de-Serbie, vicino alla Tour Eiffel, la sua icona (collezionava anche Tour Eiffel in miniatura). Ma per girare i suoi film torna nelle strade dell’infanzia. Oggi a Parigi c’è una rue Truffaut, nel quartiere di Bercy, vicino alla Cinemathèque. Giusta collocazione per un uomo di cinema, ma per ritrovare l’esprit Truffaut bisogna tornare fra le sue stradine. E come ultimo atto scendere la scaletta che porta al cimitero di Montmartre, e andare a rendergli omaggio alla sua semplice tomba di marmo nero, dove c’è chi lascia una rosa, chi un biglietto del cinema. Sul marmo solo il nome e le date. François Truffaut è tornato a casa, nel suo quartiere, per sempre.

Scritta sulla tomba di François Truffaut
© Rosalba Graglia - Scritta sulla tomba di François Truffaut

Per France.fr