Sauvage Med: dai rifiuti nascono gioielli

Intervista a Manu Laurin, Sauvage Med

Savoir-faire e Shopping

Manu Laurin
© Jérémi Stadler - Manu Laurin

Tempo di lettura: 0 minPubblicato il 13 giugno 2024

“Il miglior rifiuto è quello che non esiste”. In questa frase di Manu Laurin è riassunta la filosofia di Sauvage Med, associazione nata per combattere l’inquinamento del Mediterraneo.

Tutto comincia nel 2015, quando Manu Laurin, nato in Borgogna, arriva (per amore) ad Aix-en-Provence, vicino a Marsiglia. E a Marsiglia scopre un mare splendido, ma anche soffocato dai rifiuti. Così, con un kayak di supporto, comincia a nuotare portando con sé un sacco e raccoglie tutti i rifiuti che trova in mare, soprattutto plastica. Due anni dopo, si lancia in un’avventura eco-sostenibile, Le Grand Saphir, e percorre a nuoto i 120 chilometri che separano Marsiglia da Tolone, raccogliendo tutti i rifiuti. Ne nasce anche un film di ecologia militante, Le Grand Saphir che conferma una situazione disastrosa: per ogni chilometro percorso, Manu raccoglie in media 1 chilo di rifiuti, per il 92% composti da plastica. Che fare?

“La gran parte dei rifiuti raccolti" – ci spiega - "era (ed è anche oggi) costituita da plastica, reti da pesca, vetri levigati dal mare. Bisognava trovare un modo per recuperarli e riutilizzarli, valorizzarli. Da questa presa di coscienza è nata nel 2018 Sauvage Med, associazione costituita solo da volontari – studenti, gente che lavora e gente in cerca lavoro - e in collaborazione con una trentina di associazioni impegnate nella raccolta di rifiuti, nell’ampio tratto di mare fra Montpellier e Nizza. Tutti insieme, ci siamo impegnati a raccogliere, ma anche a dare nuovo valore ai rifiuti. E abbiamo deciso di trasformarli in bijoux”.

Perché proprio in piccoli gioielli?

L’idea è nata insieme ad una di queste associazioni, impegnata nel recupero di reti da pesca: con quei fili era semplice pensare a dei braccialetti. Siamo partiti da quest’idea, aggiungendo piccoli pezzi di vetro dilavato dal mare, per esempio. Poi siamo andati oltre...

Come si trasformano i rifiuti in bijoux?

È un procedimento tutto artigianale, abbiamo un laboratorio ad Aix-en-Provence. Si comincia a ripulire i fili delle reti da pesca, e ricavarne piccoli filamenti. Con i rifiuti di plastica, vetro e legno, è più complicato: vengono ripuliti, tagliati, passati in un rullo e infine in un forno, trasformati in placche di materiale che poi viene modellato, decorato, trasformato in un orecchino, un portachiavi, un pendente... Il gioiello più apprezzato è il braccialetto con il filo da pesca. E creiamo gioielli e piccoli oggetti anche su ordinazione. Tutto si più acquistare online, e in alcuni eventi sul territorio legati al mare siamo presenti con un nostro stand.

Un’iniziativa che vuole essere anche un progetto di educazione all’ambiente

Certo, questo è il nostro obiettivo principale: sensibilizzare i residenti e i turisti a rispettare l’ambiente. L’80% dei rifiuti del mare arriva dalla terra, dalle spiagge e poi finisce in mare. Ognuno può e deve fare la propria parte, ridurre gli imballaggi di plastica, limitare i rifiuti, impegnarsi nel riciclo. Abbiamo in progetto di creare uno spazio espositivo dove accogliere il pubblico, raccontare la nostra esperienza per sensibilizzare al tema dell’ambiente, e da settembre avremo un camion che si sposta, va nelle scuole, una specie di laboratorio mobile dove mostriamo come trasformare i rifiuti, sempre in un’ottica di educazione all’ambiente. Perché davvero, il miglior rifiuto è quello che non esiste: solo così si salva il mare.

Per France.fr