Patrick Blanc, la vie en vert

Natura e Attività Outdoor

Patrick Blanc tra fiori e frutti di Medinilla speciosa, Monte Kinabalu
© Pascal Henri - Patrick Blanc tra fiori e frutti di Medinilla speciosa, Monte Kinabalu

Tempo di lettura: 0 minPubblicato il 30 aprile 2020

Biologo, botanico, ricercatore del CNRS, specialista in piante tropicali ed esotiche, Patrick Blanc, lo scienziato dai capelli verdi, è famoso soprattutto per aver inventato il muro vegetale, rivoluzionario concetto di verde urbano.

Patrick Blanc e Gunnera killipii, Guatemala
© Pascal Héni - Patrick Blanc e Gunnera killipii, Guatemala

Gli abbiamo chiesto subito quando e come è nata questa idea che sta diffondendosi nel mondo (anche in Italia, con il muro vegetale che Blanc ha realizzato per il Caffè Trussardi di Milano).

Ero un adolescente, con la passione per gli acquari - ne possedevo parecchi - e il problema di purificare l’acqua. Avevo letto in una rivista tedesca specializzata che le radici di filodendro, che cresce in fretta, avevano la capacità di assorbire gli eccessi di sali minerali e di nitrati di azoto. Ho usato il filodendro di mia madre e ho avuto l’idea di fissarlo su un supporto al muro sopra l’acquario perché le radici si sviluppassero maggiormente e finissero nell’acqua. Ha funzionato! Purificare l’acqua con le piante. Tutto è nato in modo sperimentale, poi ho perfezionato il sistema del sostrato di supporto, fatto colare l’acqua fra le piante, sperimentato… e la sperimentazione continua ad essere il filo conduttore del mio lavoro.

Come sceglie le piante per i suoi progetti di muri vegetali? In base alla luce, all’ambiente?

Anche qui c’è molta sperimentazione. Per esempio, la settimana scorsa in Kuwait (ndr, inizio 2020), ho realizzato un muro vegetale di 410 m di lunghezza per un centro commerciale, dove ho messo 150.000 piante di 104 specie diverse, sistemandole secondo l’esposizione alla luce, la climatizzazione… È tutto molto sperimentale e cambia da caso a caso, se il muro è interno o esterno, se è esposto a Nord o a Sud, in quale luogo ci troviamo, com’è il clima esterno… In Australia ho utilizzato solo 250 specie endemiche del Sud del Paese e ho fatto lo stesso a San Francisco per un muro realizzato unicamente con piante della zona. Per Parigi o Milano è diverso, non esistono così tante piante endemiche, e scelgo specie diverse, è una continua sperimentazione e ogni muro è unico.

Muro vegetale del Museo del quai Branly
© Patrick Blanc - Muro vegetale del Museo del quai Branly

I muri vegetali possono essere anche una soluzione ai problemi delle emissioni di CO2, di rialzo delle temperature, dell’inquinamento?

I muri vegetali sono importanti per diversi aspetti. Innanzitutto, per l’effetto psicologico di uno spazio verde nel cuore di una città, di un hotel, di un centro commerciale. È una realtà diversa dal giardino, dove si sceglie di andare. Con il muro vegetale, invece, si scopre un frammento di natura dal mondo, con una varietà di specie incredibile. È la natura che arriva inattesa e diretta in una strada, in una casa. L’effetto psicologico è molto importante, oggi che si vive soprattutto in città. Come è importante la protezione della biodiversità: uccelli, farfalle e altri animali trovano rifugio qui, nel cuore dei centri urbani. E naturalmente le piante dei muri vegetali svolgono il loro ruolo di filtri naturali, purificano l’aria, assorbono le polveri e i microrganismi, grazie all’umidità e a un effetto elettrostatico che arriva persino a catturare e assorbire il fumo delle sigarette. E ancora, i muri vegetali, per esempio in un centro commerciale, contribuiscono a ridurre i consumi di energia con la loro capacità di modulare la temperatura, più fresca in estate, più calda in inverno, e svolgono una funzione importante di isolamento acustico. Davvero un equilibrio perfetto!

Per adattarsi ai cambiamenti climatici le città devono quindi trasformarsi in città verdi?

Assolutamente sì. A Parigi, per esempio, la scorsa estate è stata molto calda, nella mia strada la temperatura è salita fino a 43°, ma all’interno 15 gradi in meno e raggiunti in modo naturale: l’evaporazione delle piante assorbe calore.

Patrick Blanc e il suo muro verticale, Miramas
© Pascal Héni - Patrick Blanc e il suo muro verticale, Miramas

Oggi si stanno diffondendo molto anche i tetti vegetalizzati: in che cosa è diverso un muro vegetale da un tetto verde?

L’idea dei tetti ricoperti di verde arriva dal Nord Europa ed è nato per assicurare isolamento e protezione. In genere, offrono minore evaporazione, quindi minor riduzione delle temperature, e non sono irrigati con lo stesso sistema e regolarità dei muri vegetali. Inoltre, non costituiscono un rifugio ideale per uccelli, farfalle... Diciamo che i due sistemi possono essere complementari.

Ognuno di noi può fare la sua parte e trasformare, per esempio, la propria casa in un’abitazione più verde e sostenibile?

Certo, per esempio creando dei piccoli giardini verticali in bagno, l’ambiente più adatto per umidità e luce. I muri vegetali non devono essere necessariamente enormi, un piccolo muro vegetale è già un grande passo avanti.

Quali sono i suoi prossimi progetti?

Sto lavorando a un enorme progetto di ristrutturazione verde del terminal dell’aeroporto di Singapore. In Francia, c’è il progetto di un grande muro vegetale in un centro outlet a 100 km a Est di Parigi, verso Giverny, mentre in città, sto lavorando a un altro grande progetto di vegetalizzazione a Porte d’Italie, nell’ambito del progetto Reinvente Paris.

Lei viaggia in tutto il mondo, conosce e studia piante esotiche, tanto che una nuova specie di begonia scoperta nell’isola di Palawan, nelle Filippine, è stata chiamata in suo onore Begonia Blancii. La sua base rimane sempre la sua casa parigina di Ivry, vero?

Sì, viaggio molto - sono appena tornato dal Guatemala - la mia ispirazione arriva un po’ da tutto il mondo. Nella mia “casa verde” ci sono piante da tutto il pianeta, uccelli, farfalle, rane… e naturalmente un grande acquario!

Per France.fr