Csaba dalla Zorza: straordinaria semplicità

Gastronomia e Vino

Csaba dalla Zorza
© Stefania Giorgi - Csaba dalla Zorza

Tempo di lettura: 0 minPubblicato il 30 aprile 2020

Autrice di libri di cucina, arte della tavola e lifestyle, Csaba dalla Zorza è un’icona di stile e buone maniere. Nel suo percorso professionale tra Italia e Francia è cresciuta con l’esempio di Julia Child, la mitica cuoca statunitense.

Csaba dalla Zorza
© Stefania Giorgi - Csaba dalla Zorza

Dopo la scuola Le Cordon Bleu, è diventa chef, food writer, conduttrice televisiva. La si può definire un’autentica specialista della cucina e dell’arte della tavola. Quando e come è nata questa sua passione?

Ho sempre amato le belle tavole e la buona cucina, sono due elementi quotidiani per me, ed è per questo che dopo aver frequentato la scuola ho iniziato a scrivere libri che unissero questi due aspetti della tavola. L’idea è nata un po’ alla volta, sicuramente aiutata dal periodo in cui ho vissuto nel Sud della Francia.

Nel 2003 si è trasferita a Parigi per frequentare e diplomarsi alla scuola Le Cordon Bleu, come ha vissuto questa esperienza?

L’esperienza parigina è stata determinante per me, per molti aspetti. La cucina è sacrificio e fatica, ma è anche grande bellezza. Ho imparato a lavorare in squadra. La lezione più grande che mi ha dato quell’esperienza è stata l’umiltà.

Sono stati chef famosi che l’hanno ispirata in questo suo percorso professionale?

Io non sono uno chef perché non sono a capo di nessuna cucina, se non la mia. Ho studiato per esserlo, ma non ho mai esercitato questa professione. Ad ispirare la mia vita quotidiana e la mia cucina sono state piuttosto donne che, come me, sono prima di tutto casalinghe. Mogli, madri, cuoche di casa. Julia Child era il nostro esempio a scuola a Parigi. Il suo nome si sente nell’aria, nei corridoi della scuola.

Omelette dolce con panna e mirtilli - Quiche di verdura
© www.csabadallazorza.com - Omelette dolce con panna e mirtilli - Quiche di verdura

Ha trovato un diverso approccio all’arte della cucina tra Italia e Francia? Qual è una buona pratica della cucina francese che porta con sé?

La cucina francese è metodo, precisione, codificazione di passaggi precisi. La cucina italiana è più varia, a mio avviso, e anche più empirica. Una buona pratica? A Parigi mi hanno insegnato che si cucina bene solo nell’ordine e nel pulito. Per noi cuoche senza servitù, come diceva Julia Child, è essenziale…

Cucinare per lei è un momento per prendersi cura di sé e dei propri commensali, ma anche di relax. Qual è il segreto che coniuga questi due aspetti?

Penso di amare con il mestolo. Quando entro in cucina il mio passo è lieve, la vita sorride. Non può accadere nulla di male e, anche quando ho poco tempo, non ho mai fretta. Adoro il momento in cui la famiglia si siede al tavolo da pranzo in sala e iniziamo a cenare. È il momento più bello. Siamo noi. Non c’è un segreto per coniugare questi due aspetti: quando ami quello che fai, non vuoi nessuna scorciatoia. La cucina è un piacere mentre penso a quello che preparerò, quando acquisto gli ingredienti, quando preparo e mentre la degusto e poi anche quando ne scrivo.

Lei ricerca l’armonia in cucina, utilizza prodotti naturali, è attenta allo spreco della materia prima. Quale consiglio potrebbe dare a chi ci legge in fatto di alimentazione naturale?

La mia cucina parte da “cibo vero, cucinato in modo semplice e sano” - come ho scritto nel sottotitolo del mio libro Good Food. Non ho mai amato il cibo industriale. Mi piace l’idea di mangiare seguendo il sapore delle stagioni, che ci danno abbinamenti perfetti per la tavola. Il mio consiglio è quello di evitare di cadere nella tentazione del fuori stagione e del prodotto già pronto. Sembra banale, ma è proprio quello che fa la differenza, sia nel gusto che nella salute del nostro piatto.

Csaba mentre apparecchia la tavola presso Bohem La Stazione a Sarnico (Lago di Iseo)
© Stefania Giorgi - Csaba mentre apparecchia la tavola presso Bohem La Stazione a Sarnico (Lago di Iseo)

Alla Francia sono sempre associati aggettivi come eleganza e classe, lei, con il suo stile, è una specialista nell’arte dell’accogliere e delle buone maniere. Queste sue doti sono state influenzate anche dal suo soggiorno d’Oltralpe?

Ho una predilezione per la Francia dove ho vissuto per sette anni, toccando con mano l’eleganza francese, che è qualcosa di semplice e innato. Penso che l’accoglienza e le buone maniere siano francesi quanto italiane. Ma quello che ha la donna francese è ciò che si chiama “allure”, uno stile rintracciabile nella semplicità. Io amo pensare che sto cercando di raggiungere quel tipo di eleganza. Nel mio lavoro, come nel privato.

Per i lettori del nostro magazine, un consiglio di stile per preparare la tavola “alla Csaba”?

Per favore, non pensate che io ami solo gli oggetti antichi e le tovaglie del corredo. Una delle mie tavole preferite è proprio francese, da tavolo in veranda. Chemin de table in lino colorato, con il tovagliolo abbinato. Piatti semplici, fiori freschi in piccoli vasetti trasparenti. Brocche per l’acqua, posate in acciaio dal sapore vintage e bicchieri non troppo grandi. In mezzo, un delizioso cestino del pane. Usate pochi colori, in sintonia con l’ambiente che circonda la tavola, oppure il tutto bianco: non si sbaglia mai.

Per France.fr